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Prodotti : attrezzatura per cucina : professionali : Marcato Atlasmotor 150 macchina per pasta

020501 - Atlasmotor 
Atlasmotor è l’unione tra Atlas 150 Wellness e il motore Pastadrive.
Atlasmotor permette di preparare 3 tipi di pasta, sfoglia (lasagne), fettuccine (misura: 6 mm) e tagliolini (misura: 1,5 mm).
Si ottengono altri 12 tipi di pasta usufruendo di tutti gli accessori di Atlas 150 Wellness.
Altasmotor è, inoltre, dotata di un sistema di rulli in lega leggera per alimenti che garantiscono una pasta sana e totalmente priva di dannosi metalli pesanti.
Dimensioni: 330 x 200 x h 170 mm
Larghezza rulli: 150 mm

La Sfogliatrice Atlasmotor è un prodotto interamente Italiano al 100%

Rulli da ordinare a parte :
02 22 01 - Cappellini
02 26 01 - Lasagnette
02 25 01 - Linguine
02 29 01 - Pappardelle - Attenzione! per la sicurezza è da usare solo manualmente senza motore
02 28 01 - Reginette - Attenzione! per la sicurezza è da usare solo manualmente senza motore
02 21 01 - Spaghetti
02 23 01 - Spaghetti alla chitarra
02 27 01 - Mafaldine
02 24 01 - Trenette
02 20 01 - Vermicelli
02 30 01 - Ravioli  - Attenzione! per la sicurezza è da usare solo manualmente senza motore
02 31 01 - Raviolini - Attenzione! per la sicurezza è da usare solo manualmente senza motore

Caratteristiche Generali
Tipologia : Macchina per pasta con motore, facile da installare e da rimuovere, larghezza di lavorazione sfoglia cm.15 
Tensione di alimentazione: 220-240 V - Frequenza: 50 / 60 Hz -
Potenza motore: 100W.Formato Pasta : Grazie al particolare disegno dei rulli, con Atlasmotor si possono ottenere ben quattro tipi di pasta: Lasagne, Tagliatelle, Spaghetti e Taglierini.
Potenza : Potenza 100 Watt.

Caratteristiche Fisiche
Colore: Colore acciaio.
Garanzia:Questo articolo è coperto dalla Garanzia Convenzionale del Produttore di 24 mesi e dalla Garanzia Legale.
Ai sensi del DL 206/05 ("Codice del Consumo"), la Garanzia Legale per il cliente Consumatore (ossia persona fisica che acquisti beni o servizi per scopi estranei all'attività imprenditoriale commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta, ovvero effettua l'acquisto senza indicare nel modulo d'ordine il numero di partita IVA), è di 24 mesi per i difetti di conformità


La Mission
Con grande amore per il passato e cospicui investimenti nell'innovazione tecnologica, Marcato e Figli continuano alla ricerca del meglio in termine di qualità, funzionalità, design e nella perfetta idoneità dei materiali utilizzati nei loro prodotti.

....La volontà di riportare nelle abitudini delle persone i sapori antichi e la tradizione di mangiar sano.

Azienda & Filosofia
La filosofia delle cose fatte bene ha contraddistinto le macchine per pasta Marcato fin dal 1930, quando il lavoro, la passione e l'ingegno di Otello Marcato diede vita ai prodotti apprezzati oggi in tutto il mondo.
La cultura del mangiar sano è il primo passo verso il benessere: a partire dalla pasta fatta con ingredienti semplici e genuini, simbolo della dieta mediterranea. Tutti i prodotti Marcato sono per chi ama le cose fatte ad arte e a tutti coloro che hanno riscoperto il piacere di mangiar bene. In tutta sicurezza 


PER SAPERNE DI PIU'

La salute incomincia a tavola
“Mangiar sano” per il mondo Marcato significa promuovere il proprio benessere e quello della comunità, perché la salute comincia proprio a tavola.

Mangiar sano esprime un approccio consapevole al cibo, che non nega il piacere, ma lo coltiva .

Mangiar sano significa anche riappropriarsi della sfera sensoriale, impoverita dai ritmi di vita frenetici, dai cibi standardizzati che appiattiscono il gusto e i sapori.

A tavola assieme un occasione di socialità
Mangiar sano vuol dire recuperare il gusto dello stare a “tavola assieme” per trasformare l'atto nutritivo, in un' occasione di socialità, un gesto antico che oltre a soddisfare i bisogni primari, esprime forti valenze culturali. Già Plutarco, all'inizio del primo millennio, ammoniva: “Noi non sediamo a tavola per mangiare ma per mangiare insieme”.

Dieta alimentare come "stile di vita"
Mangiar sano significa rivedere e modificare certi comportamenti e abitudini errate che impoveriscono il valore rituale e sociale dello stare a tavola assieme. Tutti noi abbiamo davanti l'immagine, della persona, adulta o giovane che arriva a casa dal lavoro, dalla scuola, afferrando una scatola, una bibita dal frigo per poi buttarsi sul divano davanti la TV.

Mangiar sano, infine significa preservare la propria salute con una sana e corretta alimentazione, riscoprendo il significato vero della “dieta” alimentare intesa come modo di vivere e non come regime ipocalorico finalizzato alla perdita di peso.

LA DIETA MEDITERRANEA
Le problematiche nutritive. Come nutrirsi correttamente?
Negli ultimi decenni, in occidente, la varietà e la quantità di cibo ha pressoché annullato le carenze nutritive, che in altri periodi storici sono state cause di numerose malattie.

Tutto questo ha però generato un aumento esponenziale delle patologie nutritive. Patologie causate dalla tendenza di nutrirsi più del necessario, in maniera disordinata e squilibrata. Come controllare questa tendenza? Come nutrirsi correttamente

Le ricerche di Keys sui diversi regimi alimentari
Vent'anni fa il Senato degli Stati Uniti definiva  l'alimentazione tradizionale mediterranea a base di pasta, verdura, frutta, pesce e olio d'oliva "il modo più sano di mangiare" . Questa conclusione era maturata al seguito degli studi condotti da Ancel Keys  della Università del Minnesota fin dagli anni 40.

Le ricerche,  furono condotte mettendo a confronto un campione di popolazione di sette paesi: Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, Olanda.

I risultati rilevavano che nei soggetti della popolazione del bacino mediterraneo, che basavano la loro alimentazione   utilizzando in prevalenza olio d'oliva, pane, pasta, ortaggi, frutta, la percentuale di mortalità per cardiopatia ischemica risultava molto più bassa dei soggetti di paesi come la Finlandia o l'Olanda dove il regime alimentare quotidiano include molti grassi saturi (burro, strutto, latte, carne.).Queste conclusioni, avvalorate in seguito da ricerche svolte da altri ricercatori,   spinsero in Italia,  l'Istituto Nazionale della Nutrizione a   rivalutare il nostro antico modello alimentare formulando la definizione   "Dieta mediterranea"

I modelli nutritivi di oggi

Sono trascorsi più di vent'anni dalla pubblicazione dei risultati delle   ricerche di Keys, nel frattempo le abitudini alimentari degli italiani, come del resto, anche quelli di altri paesi, sono cambiate.

Il benessere diffuso, i ritmi di vita frenetici, hanno modificato i modelli nutritivi di gran parte delle popolazioni. del mediterraneo. La dieta dei nostri nonni, era determinata dalle difficili condizioni di vita, legate ai  cicli produttivi della terra e dalle altre attività lavorative artigianali e pre-industriali.

Le patologie nutritive e ritmi di vita moderna
Le società post industriali odierne sono basate su un grande dinamismo e sulla contrazione del tempo e dello spazio. La  moderna organizzazione del lavoro riduce al minimo la pausa  assegnata per il consumo del pranzo  Il lavoro svolto, lontano da casa, in prevalenza in attività terziarie, aumenta la sedentarietà. Trionfa molto spesso per necessità il  modello "Fast Food", il mordi e fuggi nutritivo   imposto da ritmi di vita frenetici, con buona pace del mangiar sano, e dell' idea di convivialità della nostra tradizione.

La popolazione delle società opulente, anche se in generale, hanno visto aumentare le loro aspettative di vita, sono colpite da nuove malattie. La tendenza a mangiare più del necessario, spesso accompagnata da notevoli squilibri fra i vari componenti della dieta, ha portato molti soggetti ad essere più esposti ad altri gravi rischi, come la maggiore incidenza di obesità, di ipertensione, di arteriosclerosi, di diabete, ecc.
E tutto ciò si verifica, paradossalmente, come conseguenza dell'abbandono del regime alimentare della tradizione   mediterranea che invece altri paesi ricchi hanno preso a modello di sana alimentazione.

Sarebbe poco realistico riproporre oggi il modello nutritivo   dei nostri nonni, oberati dal lavoro fisico e dalla fame, con esclusione dei pochi privilegiati, ma anche se le condizioni di vita sono mutate, un ripensamento sugli stili di vita odierni, bisognerà pur farlo, se si vogliono ridurre i rischi legati alle nuove malattie nutrizionali.

La "dieta mediterranea"
Il simbolo, ormai universale della «dieta mediterranea», è l'immagine della piramide, elaborata negli Stati Uniti per divulgare le regole di una più sana alimentazione. Alla base di questa piramide, troviamo i carboidrati complessi: pasta, pane, amidi, patate, alimenti che possono essere consumati tutti i giorni. A livello   superiore: frutta, verdura e latte, l'unico alimento animale che può essere consumato quotidianamente. Al vertice della piramide, l'olio di oliva e poi le carni bianche o il pesce   (da consumare una o due volte la settimana). Le carni rosse, in cima alla piramide, non dovrebbero essere consumate più di una volta al mese.

IL SUCCESSO DELLA PASTA
Con l’affermarsi del modello nutrizionale  “Dieta Mediterranea”, la pasta sta conquistando nel mondo un numero di estimatori sempre crescente.

Il motivo del successo, va  ricercato nelle caratteristiche dell’alimento, facile da produrre anche in casa, rapido da cucinare, gustoso,facimente digeribile, nutriente, poco costoso,  e soprattutto divertente.

In cucina la pasta, ci consente di liberare tutta la nostra creatività, inventando ricette, che non mancheranno di stupire  e soddisfare i palati più esigenti di amici e parenti..

Un pò di Storia
La pasta ha origini antichissime. Gli etruschi producevano una specie di lasagna di farro impastata in acqua. I romani cucinavano una schiacciata composta di acqua e farina senza lievito chiamata làgana (dal greco laganoz e dal latino làganum, italiano lasagne). Cicerone e Orazio ne erano ghiotti.

La pasta nella forma che la intendiamo noi: maccheroni, spaghetti, trova la sua origine in Sicilia, precisamente a Trabia presso Palermo. Qui si fabbricava un particolare tipo di pasta, chiamata in arabo “itryah”. Ancor oggi a Palermo si conosco i vermicelli di Tria. Alla fine del settecento la pasta veniva chiamata genericamente “maccheroni” comprendendo con questo termine: lasagne, pasta trafilate, pasta ripiena e altro. 

Non fu quindi Marco Polo, al ritorno dei viaggi in Cina, a far conoscere la pasta in Occidente, perchè questa era già conosciuta da epoche più remote, così come non  furono neanche i napoletani gli inventori. Il merito dei napoletani semmai, è di aver reso celebre a Napoli, in Italia e nel mondo la pasta trafilata lunga: i maccheroni, poi spaghetti.

All’inizio dell’ottocento, nei vicoli di Napoli, sono ritratti viandanti intenti a consumare, davanti ai banchi dei  maccheronai, pasta servita con formaggio e pepe, e mangiata senz’altro ausilio che le mani.

Il colpo di genio dovuto alla sapienza gastronomica dei napoletani è l’impiego della salsa di pomodoro sui maccheroni!

I valori nutrizionali della pasta
La pasta ha un elevato valore energetico e un discreto contenuto in proteine (11-12%) .
Dalla sua digeribilità derivano le sue proprietà nutrizionali (il suo contenuto in amido e' del 70-75%).

Il valore calorico si aggira attorno alle 350 Kcal per 100 grammi. Il contenuto di grassi e' invece piuttosto modesto (meno dell'1%).

La pasta contiene poche vitamine ed e' squilibrata nel contenuto di sali minerali, dove si registra una netta prevalenza di potassio. Tuttavia l'aggiunta di altri ingredienti (carne, pesce, legumi, verdure e sughi vari) ne modifica favorevolmente il valore nutrizionale.

I primi centri di produzione della pasta.
Dai ricettari e da documenti storici di fine 500,  si può dedurre l'esistenza in Italia di tre grandi centri per la produzione della pasta di semola: Palermo, Napoli, e la Liguria. Nel centro e nel Nord Italia erano diffuse le paste all’uovo, mentre tra i condimenti primeggiava il parmigiano .

Curioso notare come le scarse conoscenze del tempo, sulla composizione degli alimenti siano state sopperite dal senso pratico, fornendo all'alimento, grazie all'aggiunta di uova,  le proteine e gli amminoacidi che nel grano sono scarsamente presenti.

Nel 1800 le capitali per la produzione ed esportazione della pasta erano Napoli e Genova. Napoli si approvvigionava  dei grani duri dalla Puglia, e di quelli russi (l’insuperabile Tangarog) Genova si approvvigionava di prodotti proveniente dalla Sicilia, dal Nord africa oltre che di grano russo Tangarog.

La popolarità della pasta e il suo vasto consumo favorivano la nascita dei primi stabilimenti per la produzione industriale. Le condizioni climatiche di Napoli e del suo entroterra, fornivano l’ambiente ideale per il processo di essiccamento, che costituiva la fase delicata per ottenere un prodotto di qualità.

Oggi che le moderne tecnologie permettono di standardizzare i processi produttivi e di sopperire artificialmente alle condizioni climatiche ideali, la produzione della Pasta si è diffusa in moltissimi Paesi.

LA PASTA ALL'UOVO
La pasta all’uovo è un tipo di pasta preparata con farina 00 con semola di grano duro e uova fresche. In commercio esistono molte varietà di pasta dette "Paste Speciali" nelle quali vi è un' aggiunta di particolari ingredienti. Fra di esse, la pasta con impiego di uova (detta semplicemente "Pasta all'uovo") è una delle più vendute e consumate. Essa deve contenere almeno il 20% di uova, vale a dire che per ogni chilogrammo di semola bisogna utilizzare almeno 4 uova intere sgusciate.

La pasta è considerata di ottima qualità quando il suo colore è molto brillante, quando non presenta punti neri e punti bianchi, quando ha un buon odore e un sapore tipicamente "naturale". Dopo la cottura devono essere mantenute le sue caratteristiche organolettiche, in particolare il suo sapore leggermente dolciastro; non si deve ammassare o incollare, non si deve spezzare e deve reggere bene il condimento. L'acqua di cottura non deve contenere piccoli residui e deve conservare quasi inalterate le sue caratteristiche di limpidezza. L'aggiunta di uova fresche migliora la qualità della pasta e le sue caratteristiche di cottura: ne rafforza il colore, che diventa più giallo, ne migliora l'elasticità (soprattutto nella pasta lunga: spaghetti, tagliatelle), riduce la quantità di residuo nell'acqua di cottura e la collosità, soprattutto se nell'essiccazione della pasta si utilizza la tecnologia ad alta temperatura. Occorre infine tenere conto del fatto che l'aggiunta di uova nella pasta aumenta anche il suo contenuto di altri componenti nutritivi, in particolare dell'acido linoleico, essenziale per la nutrizione, nonché di sali di Fe++ (ferro), Ca++ (calcio) e di altri sali minerali

La pasta all'uovo fatta in casa
Sugli scaffali dei Supermarket si possono trovare ottimi prodotti che garantiscono tenuta di cottura e controllo di qualità sugli ingredienti. Ma se si ha il tempo e la voglia di “fare”  da soli  la pasta in casa, la soddisfazione che se ne ricava è impareggiabile, ed il successo presso i vostri ospiti e dei vostri cari è assicurato! 

La pasta all’uovo può essere tirata in una sottile sfoglia per essere tagliata nelle forme più fantasiose: lasagne, cannelloni, tagliatelle, ravioli, maltagliate, pappardelle. Le macchine per fare la pasta Marcato, e suoi numerosissimi accessori permettono di fare con rapidità ed estrema semplicità, qualsiasi tipo di pasta.

Nella confezione delle macchine e accessori per fare la pasta all’uovo ci sono spiegazioni ben dettagliate. La macchina e suoi accessori  assolvono a più funzioni; impasto, taglio, trafilatura etc

Le Istruzioni si possano scaricare qui per gli utenti  che si registrano.

IL PANE
Il pane è il prodotto base dell’alimentazione ottenuto tramite la cottura di una miscela di farina di frumento o di altri cereali con acqua, lievito, sale ed eventualmente altri ingredienti.

Gli sfarinati per la produzione del pane sono ottenuti dal grano, dalla segala, dall’orzo, dal mais,dal riso e dalla soia. Il lievito è un agente che provoca la fermentazione e un conseguente aumento di volume della pasta di pane; generalmente si utilizza il lievito di birra, insieme ad altri ingredienti come farina, zucchero, sale, grassi e un liquido, ma anche il lievito naturale, ossia un pezzo di pasta di pane della lavorazione precedente, lasciato lievitare a lungo.

Il processo di fermentazione provocato dal lievito genera all’interno dell’impasto minuscole bolle di anidride carbonica, gonfiandolo e rendendolo leggero e poroso .

Un pò di Storia
Il pane  ha origini antichissime, le più antiche testimonianze sono state lasciate dagli egiziani, infatti è stata ritrovata  una pagnotta in una tomba risalente a 3500 anni fa. La scoperta del lievito si deve agli Egiziani i quali notarono che, lasciando riposare la pasta per un po' di tempo, il pane diventava più leggero e voluminoso. Gli egiziani furono i primi ad adoperare forni per la cottura del pane. I Greci aggiunsero nuovi aromi e sapori nella lavorazione, riuscendo a produrre oltre 72 tipi di pane e di pasta; sono stati però i Romani a dare alla lavorazione del pane un valore artigianale con l'uso di farine bianche e più dolci. A Roma i forni pubblici nacquero nel 168 a.C. e ai tempi di Augusto se ne contavano circa 400. 

Da allora si fecero limitati progressi nella lavorazione del pane, fino a circa il 1630, quando fu introdotto l'uso del lievito per accelerare la fermentazione dell'impasto Tra i secoli XI e XII, il mulino si affermò nell'economia rurale. Furono i ricchi e le classi agiate, le cui preferenze andavano a favore del pane bianco, a consentirne la sua espansione. La qualità del pane consumato dai ricchi era differente da quella consumata dai contadini: questi dovevano mescolare il frumento con l'orzo, la segale e perfino l'avena, e il pane così prodotto era di misera qualità. 

Durante tutti questi secoli, fino alla rivoluzione industriale, l'evoluzione della panificazione fu assai lenta. I cambiamenti più importanti si furono possibili grazie ai nuovi sistemi di macinazione, all'impiego di macchine per impastare e raffinare, ai forni a gas ed elettrici a cottura continua, a nuovi ingredienti capaci di conferire maggiore forza alle farine consentendo un maggior assorbimento d'acqua dell'impasto .

La farina di frumento
La parola farina deriva infatti dal termine romano far, che significa farro, un altro cereale che a quell'epoca era molto utilizzato per la produzione della farina. Attualmente il frumento è il cereale più coltivato nel mondo, grazie alla sua adattabilità a diverse condizioni ambientali e climatiche. Con la macinazione del frumento si produce la farina integrale (che contiene la crusca). Con un'ulteriore lavorazione (detta ‘abburattamento') si produce lo sfarinato, che è poi il prodotto che possiamo acquistare in negozio. Il livello di abburattamento definisce il tipo di sfarinato: si va dalla farina integrale (più scura, con più crusca), alla farina tipo 00 (più bianca, pressoché priva di crusca).

La farina in cucina
Anche oggi la farina è uno dei cardini della nostra alimentazione, specialmente nelle zone mediterranee, in cui pane, pasta e pizza occupano un posto di primo piano nella composizione delle diete. Nella produzione della farina vengono utilizzati frumento duro (Triticum durum, contiene più proteine vegetali, il 13%), destinato alla produzione della pasta, o frumento tenero (Triticum aestiveum, contiene meno proteine vegetali, il 12,3%), destinato alla produzione del pane e dei dolci. La farina di frumento contiene quantità significative di amido e proteine vegetali; queste proteine (gliadina, glutenina) sono diverse da quelle animali per l'assenza di aminoacidi essenziali (lisina, triptofano). Inoltre, le proteine vegetali del frumento a contatto con l'acqua formano il glutine, una sostanza colloidale che non viene tollerata da chi soffre di celiachia. Queste persone non hanno gli enzimi atti a scindere il glutine e devono di conseguenza consumare alimenti dietetici che ne siano privi. L'amido è la principale fonte di carboidrati dell'alimentazione umana; è un polisaccaride (carboidrato complesso) formato dall'unione di vari monosaccaridi (come il glucosio). L'organismo riduce l'amido nelle sue componenti più semplici (i monosaccaridi) mediante l'azione dell'amilasi, un enzima che trasforma l'amido in destrine. Le destrine sono poi trasformate in maltosio, da cui si ottiene il glucosio. Il glucosio è di importanza essenziale, perché è l'unico tipo di zucchero che circola nel sangue, fornendo l'energia necessaria al funzionamento dell'organismo.

I valori nutrizionali del pane
Il pane è un alimento che costituisce un'ottima fonte di energia.
Il principale costituente del pane è l'amido (da 40 a 60 g per 100 grammi) che appartiene alla famiglia dei carboidrati cioè dei glucidi.
Il suo contenuto medio di acqua è del 30%. Le proteine del pane fresco, sono presenti per circa l'8%, la quantità di grassi nel pane normale, e cioè non condito, si aggira sull'1% scarso, quantità molto bassa e poco influente sull'apporto calorico totale.

Le proteine del pane sono di origine vegetale e quindi carenti di alcuni amminoacidi essenziali (lisina, triptofano) ma poiché abitualmente si consuma insieme ad alimenti ricchi di proteine animali (carne, pesce, formaggi, uova) tale carenza viene ampiamente compensata.

COME SI FA' IL PANE
Ingredienti
500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero

Preparazione
Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungete lo zucchero. Dosate la farina nel Misurone, versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e avviate il Mixer.
Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti .
Estraete l’impasto, riducetelo a palla ed infarinatelo.
Copritelo con un tovagliolo e lasciate che lieviti per 30 minuti in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria. A lievitazione completata, riponetelo nell’impastatrice e impastate per altri 4/5 minuti.
Prendete l’impasto, dategli la forma desiderata e lasciatelo riposare per un’ora e mezza circa.
Preriscaldate il forno a 220°C e cocete il pane per 20 o 40 minuti a seconda della forma scelta (più grande è la forma del pane, più tempo deve cuocere), finché la superficie diventerà dorata.
Verificate la cottura di tanto in tanto pungendo il pane con uno spiedino di legno,
Quando lo spiedino risulterà asciutto, sfornate il pane e copritelo con un telo di cotone per mantenerlo più morbido.

LA NASCITA DELLA PIZZA E LA SCOPERTA DELLA LIEVITAZIONE

La pizza,  conosciuta da tempi antichissimi, ha 3000 anni di storia! Pane, pizze focacce sono nate e cresciute assieme alle radici della nostra civiltà. L'uomo scoprì che sminuzzando finemente il grano e altri cereali, otteneva la farina, che impastata ad acqua e schiacciata a forma di disco, poteva essere arrostita su pietre roventi. Era nata la pizza!

La vera rivoluzione si ebbe in Egitto, quando per caso fu scoperto il principio della lievitazione . Qualcuno notò che l'impasto del pane si gonfiava per poi guastarsi. Alcuni consideravano impura questo tipo di pasta e per questo veniva scartata. Gli ebrei ad esempio, rifiutavano il pane lievitato nei loro riti. Nella messa cattolica ancora oggi si usa l'ostia consacrata, non lievitata come il pane.

Il sistema di lievitazione dell'impasto si diffuse  in tutto l' antico Egitto. Il pane, le focacce, le schiacciate, che si ottenevano da questo misterioso processo, una volta cotte, diventavano più gustose e digeribili . Bastava conservare un pò di quella pasta lievitata ed impastarla nuovamente con farina ed acqua  per trasmettere  al preparato  questa magica proprietà

La pizza nel Rinascimento
A Venezia, alcuni ricettari del 1500 testimoniano che la pizza era preparata in maniera diversa da come la conosciamo oggi. Per pizza si intendeva un impasto sottile a base di uova, burro, zucchero che veniva cotto nel forno, oppure fritto.

La scoperta delle Americhe segna un' altra tappa nella storia di questa vivanda. In Europa vengono introdotti prodotti alimentari, come il mais, il pomodoro , la patata, fagioli, peperoni, zucchine. Presto il granturco si sostituisce alla coltivazione del frumento.

Le popolazioni del Nord si alimentano prevalentemente con farina di mais: la polenta. Il Sud continua a basare la propria alimentazione sulla schiacciata di farina di frumento arricchita con diversi ingredienti e condimenti.

L'olio di oliva un pò alla volta sostituisce il grasso animale come lo strutto, al nuovo condimento fu aggiunto il formaggio ed erbe aromatiche come l'origano e il basilico .

Importato dal Perù, il pomodoro fu dapprima usato in cucina come salsa cotta con un po' di sale e basilico e solo più tardi , a qualcuno venne l'idea di metterlo sulla pizza. Inventando così senza volerlo la pizza. Da questo punto inizia l'era della pizza moderna.

La pizza in Grecia-Roma-Alto Medioevo
Dall' Egitto alla Grecia e da qui a Roma il passo è breve. Nel mondo Greco si hanno numerose testimonianze del consumo della cosiddetta “maza”. Nel mondo latino e nella Roma antica si producevano versioni lievitate e non di questa focaccia: la “placenta” e l' “offa” , preparata con acqua e orzo, il cereale alla base della alimentazione dei popoli latini.

La pizza, si presenta così come un alimento tipico delle culture che storicamente si sono affacciate sul bacino del Mediterraneo. E proprio dal centro del Mar Mediterraneo, a Napoli, essa avrà un successo e una diffusione, che oggi diremmo, globale

Ma teniamo bene in mente una tappa importante per percorrere la storia di questo alimento.

Dopo la caduta dell'impero romano i longobardi insediati in Italia meridionale avevano introdotto tra il Lazio e la Campania, l'allevamento della bufala, che fornirà in seguito il latte per la fabbricazione della mozzarella
Nel medio Evo la parola “pizza” è già di uso comune come testimoniano numerosi scritti. Nei secoli successivi si rinvengono svariate forme locali di questo termine indicanti variazioni culinarie sul tema, dal dolce al salato, e differenti metodi di cottura.

La pizza tra 700 e 800
Ma è tra ‘700 e ‘800 la pizza si afferma come il piatto della cucina napoletana più preferito del popolo. La pizza confezionata in forni a legna, viene venduta per le strade da garzoni che portano la stufa in equilibrio sul capo attirando l'attenzione degli astanti con i caratteristici richiami.

In questo periodo si afferma l'abitudine a gustare la pizza presso i forni oltre che per strada o in casa, segno del crescente favore incontrato da questa vivanda nell'alimentazione del popolo napoletano. La pizzeria come la intendiamo oggi nasce proprio in questo epoca!

Gli elementi che la caratterizzano sono il forno a legna, il bancone di marmo , i ripiani dove sono in bella mostra gli ingredienti per le differenti varietà di pizza, i tavoli dove gli acquirenti la consumano.

A Napoli qualcuno viene in mente di aggiungere la mozzarella alla pizza fatta di pomodoro, basilico e origano. A New York la pizza viene fatta come a Napoli, grazie agli emigranti napoletani che si portano dietro le proprie abitudini alimentari

La Pizza Margherita
Ma l 'incoronazione della pizza avviene durante la visita della Regina Margherita e del suo consorte Le cronache dei tempi riportano che un pizzaiolo napoletano, Raffaele Esposito e sua moglie, prepararono la famosa pizza con pomodoro e mozzarella in onore della regina Margherita, moglie di Umberto I re d'Italia.

La Regina Margherita mostrò di gradire moltissimo questo tipo di pizza ed il pizzaiolo ebbe il permesso di chiamarla con il nome della Regina. Questo episodio ebbe un eco così vasto,  che presto la pizza Margherita furoreggiò in tutta Italia per trionfare in seguito in tutto il mondo.

Come si fa la PIZZA del SUD
Ingredienti
500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero
10 pomodori secchi tritati grossolanamente
12/14 olive verdi e nere
1 cucchiaio di capperi dissalati
1 ciuffo di prezzemolo
½ cucchiaino di semi di finocchio
1 spicchio d’aglio
200 g di pomodoro fresco

Preparazione

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungeteci lo zucchero. Dosate la farina e versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e poi avviate il Mixer. Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti.
Estraete l’impasto, modellatelo a palla e infarinatelo.
Coprite il tutto con un tovagliolo e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
A lievitazione completata, dividete l’impasto in 2 parti. Applicate l’accessorio Roller 220 e fate passare l’impasto più volte finché la larghezza della sfoglia raggiunge quella dei rulli.
Infarinate di tanto in tanto fino ad ottenere una sfoglia soffice e liscia. Adagiate la sfoglia su un piano infarinato e appoggiate al centro l’accessorio Pizz@Round. Tenendolo premuto verso il basso, fatelo ruotare di 120° in modo da ottenere un disco di pasta.
Per aumentare le dimensioni della pizza stirate la pasta con le mani come farebbe un vero pizzaiolo.
Lasciate riposare le pizze per altri 20 minuti.
Intanto tritate il prezzemolo e unitelo al pomodoro a cubetti con l’aglio schiacciato, 2 chucchiai di olio, i capperi e i semi di finocchio leggermente pestati.
Lasciate riposare il composto per 30 minuti .
Distribuite il pomodoro condito sulle pizze.
Infornate a 200° per circa 15 minuti. Sfornate e completate le pizze con il resto degli ingredienti.
Rimettete in forno e completate la cottura per altri 5 minuti.

Note
Macchina consigliata: Pasta&Pizza

Come di fa la PIZZA ai PEPERONI
Ingredienti

500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero
1 peperone grigliato rosso
1 peperone grigliato giallo
200 g di mozzarella
200 g di pelati
50 g di grana a scaglie

Preparazione

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungeteci lo zucchero. Dosate la farina e versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e poi avviate il Mixer. Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti.
Estraete l’impasto, modellatelo a palla e infarinatelo.
Coprite il tutto con un tovagliolo e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
A lievitazione completata, dividete l’impasto in 2 parti. Applicate l’accessorio Roller 220 e fate passare l’impasto più volte finché la larghezza della sfoglia raggiunge quella dei rulli.
Infarinate di tanto in tanto fino ad ottenere una sfoglia soffice e liscia. Adagiate la sfoglia su un piano infarinato e appoggiate al centro l’accessorio Pizz@Round. Tenendolo premuto verso il basso, fatelo ruotare di 120° in modo da ottenere un disco di pasta.
Per aumentare le dimensioni della pizza stirate la pasta con le mani come farebbe un vero pizzaiolo.
Adagiatele le pizze nelle teglie unte. Lasciate riposare per 20 minuti. Condite i pelati con olio e sale e ricoprite le pizze.
Infornate a 200°C per 15 minuti, sfornate e farcite con la mozzarella, i peperoni e le scaglie di grana.
Rimettete in forno e completate la cottura per altri 5 minuti.

Note

Macchina cosigliata: Pasta&Pizza

Come di fa la PIZZA con GAMBERETTI
Ingredienti

500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero
150 g di gamberi già puliti
8/10 asparagi
100 g di ricotta
80 g di panna
parmigiana a scaglie
pepe

Preparazione

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungeteci lo zucchero. Dosate la farina e versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e poi avviate il Mixer. Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti.
Estraete l’impasto, modellatelo a palla e infarinatelo.
Coprite il tutto con un tovagliolo e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
A lievitazione completata, dividete l’impasto in 2 parti. Applicate l’accessorio Roller 220 e fate passare l’impasto più volte finché la larghezza della sfoglia raggiunge quella dei rulli.
Infarinate di tanto in tanto fino ad ottenere una sfoglia soffice e liscia.
Stendete la pasta in un rettangolo, adagiatela nello stampo e lasciatela lievitare per 30 minuti. Pennellatela con olio e infornate a 200° per 20/30 minuti. Sfornate e distribuite in superficie la panna miscelata con la ricotta e un pizzico di sale, gli asparagi lessati e divisi a metà, i gamberetti e il parmigiano.
Pepate abbondantemente e rimettete in forno per una decina di minuti.

Note
Macchina consigliata: Pasta&Pizza

Come di fa la PIZZA MARGHERITA
Ingredienti

500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero
8 cucchiai di pomodori pelati già macinati
200/250 g di mozzarella
origano
basilico fresco

Preparazione

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungeteci lo zucchero. Dosate la farina e versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e poi avviate il Mixer. Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti.
Estraete l’impasto, modellatelo a palla e infarinatelo.
Coprite il tutto con un tovagliolo e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
A lievitazione completata, dividete l’impasto in 2 parti. Applicate l’accessorio Roller 220 e fate passare l’impasto più volte finché la larghezza della sfoglia raggiunge quella dei rulli.
Infarinate di tanto in tanto fino ad ottenere una sfoglia soffice e liscia. Adagiate la sfoglia su un piano infarinato e appoggiate al centro l’accessorio Pizz@Round. Tenendolo premuto verso il basso, fatelo ruotare di 120° in modo da ottenere un disco di pasta.
Per aumentare le dimensioni della pizza stirate la pasta con le mani come farebbe un vero pizzaiolo.
Adagiate le pizze sulla placca foderata con carta oleata. Proteggetele con canovaccio e lasciatele lievitare ancora per 20 minuti.
Intanto condite il pomodoro con olio, sale e origano. Trascorso il tempo della lievitazione, distribuite sulle pizze il pomodoro e irrorate con un filo d’olio.
Ponete in forno a 200° per 15 minuti, poi sfornate e condite con la mozzarella, il basilico leggermente unto, un pizzico di origano e ancora un filo d’olio.
Rimettete in forno e completate la cottura per altri 5 minuti.

Note
Macchina consigliata: Pasta&Pizza

Come si fa la PIZZA RUCOLA e STRACCHINO
Ingredienti

500 g di farina di grano tenero 0
15 g di lievito di birra fresco
4 cucchiai di olio (a discrezione)
1 cucchiaino di sale
250 ml circa di acqua tiepida
un pizzico di zucchero
1 mazzetto di rucola
250 g di stracchino
8 cucchiai di pomodoro a pezzettoni

Preparazione

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida e poi aggiungeteci lo zucchero. Dosate la farina e versate tutto nell’impastatrice, aggiungendo 4 cucchiai d’olio e poi avviate il Mixer. Dopo 2 minuti aggiungete il sale e continuate ad impastare per altri 4/5 minuti.
Estraete l’impasto, modellatelo a palla e infarinatelo.
Coprite il tutto con un tovagliolo e lasciate lievitare per 1 ora in luogo tiepido e al riparo da correnti d’aria.
A lievitazione completata, dividete l’impasto in 2 parti. Applicate l’accessorio Roller 220 e fate passare l’impasto più volte finché la larghezza della sfoglia raggiunge quella dei rulli.
Infarinate di tanto in tanto fino ad ottenere una sfoglia soffice e liscia. Adagiate la sfoglia su un piano infarinato e appoggiate al centro l’accessorio Pizz@Round. Tenendolo premuto verso il basso, fatelo ruotare di 120° in modo da ottenere un disco di pasta.
Per aumentare le dimensioni della pizza stirate la pasta con le mani come farebbe un vero pizzaiolo.
Adagiate le pizze sulle teglie. Lasciate riposare ancora per 20 minuti.
Disponete sulle pizze il pomodoro a pezzettoni, un filo d’olio, un pizzico di sale e infornate a 200°C per circa 20 minuti. Sfornate velocemente le pizze e distribuite lo stracchino. Rimettete in forno e completate la cottura.
Mondate, lavate ed asciugate accuratamente la rucola. Prima di servire le pizze, ricopritele con la rucola sminuzzata con le mani.


IL CORRETTO SIGNIFICATO DI " DIETA "
Spesso si associa al termine “dieta” il significato dimagrante, ma non sempre ci si riferisce ad un programma di dimagrimento. Il termine “dieta” deriva dal greco “diaita” che significa “stile di vita”, modo di vivere. In medicina il termine è stato utilizzato per indicare la ripartizione di cibi e pasti. Da un punto di vista scientifico si intende un regime alimentare equilibrato e vario che soddisfi i bisogni nutritivi e soddisfi anche il piacere di mangiare.
La conoscenza di “come” e “perché” è necessario alimentarsi in un certo modo può aiutarci a capire meglio il rapporto tra salute e alimentazione.
...ecco 10 utili consigli

  • Variare l'alimentazione
  • Basare la dieta su una varietà di alimenti ricchi di amidi
  • Mangiare frutta e verdura in abbondanza
  • Mantenere il peso forma e fare esercizio
  • Mangiare con moderazione: ridurre il consumo di alcuni alimenti (senza eliminarli)
  • Consumare i pasti a orari regolari
  • Bere molto
  • Fare movimento
  • Cominciare subito, ma procedere per gradi

Tre regole per una alimentazione corretta
Per impostare un corretto regime alimentare occorre tenere presente tre regole fondamentali:

  • Mangiare con moderazione
  • Mangiare con varietà.
  • Mangiare in modo equilibrato

Mangiare con moderazione per non andare in soprappeso, ed evitare di mangiare smodatamente solo alcuni alimenti perché ciò può causare all’organismo stati carenziali.

Mangiare con varietà
significa mangiare di tutto, nell’arco della giornata e delle settimana in modo tale da assicurare all’organismo tutte le sostanze necessarie e impedire  l’accumulo di quelle nocive ed evitando così le carenze alimentari.

Mangiare con equilibrio
vuol dire alimentarsi evitando di ingerire troppe calorie, che l’organismo trasformerebbe in accumulo di grasso.
Equilibrio vuol dire mantenere la giusta proporzione tra le fonti alimentari. Diete squilibrate, come quelle che propongono l’abolizione dei carboidrati sono nocive alla salute perché non forniscono all’organismo la modulazione giusta di zuccheri e fibre.

Ripartizione calorica nell'arco della giornata.
Per impostare una corretta alimentazione occorre prestare molta attenzione alla ripartizione calorica e dei nutrienti nell’arco della giornata:

Colazione
E' una buona abitudine, dopo una notte a digiuno, fare una   prima colazione per affrontare il lavoro ci aspetta durante la giornata.
Con la colazione bisogna introdurre circa il 20% delle calorie totali giornaliere sotto forma di carboidrati. necessarie per fornire  energia di pronto utilizzo e in piccola quantità proteine

Pranzo
Il pranzo deve fornire il 50% delle calorie totali giornaliere.
Evitare, o quanto meno limitare il consumo di piatti troppo elaborati o ricchi di condimenti.

Cena
La cena deve fornire il 30% circa delle calorie totali giornaliere: essa deve comprendere un secondo piatto, contorno, del pane e della frutta.